lunedì 4 dicembre 2017

La Corona di Heldegrad, parte 2

Trantor aveva condotto la compagnia lungo le pendici delle Montagne Grigie, in quel confine naturale dell'Impero che conteneva innumeri insediamenti abbandonati nel tempo dalle genti naniche: difatti gran parte dei dungeon esplorati dagli avventurieri del Vecchio Mondo era costituito proprio da città e rocche naniche abbandonate. Trovare la corona di Heldegrad era diventata una priorità per i clan di Karak Izor e sulle spalle della compagnia del Capitone Mannaro gravava il peso delle relazioni diplomatica tra i Nani della Montagna del Rame e i principi umani delle terre meridionali.


"E qui potete vedere delle donne nane nude scolpite nella pietra" spiegò didascalicamente Trantor indicando i bassorilievi dei passaggi di roccia mentre il gruppo procedeva docile come una fila di turisti dietro la sua guida. Avevano abbattuto una vasta quantità di ratti giganti, insolitamente grossi e purulenti: il fetore di morto era diffuso in tutti i passaggi dell'antico insediamento alimentando nel gruppo un atroce sospetto.

E quel sospetto fu confermato nel momento in cui il gruppo trovò l'accesso alla maestosa stanza della cripta nanica: un maestoso sarcofago appartenente ad uno dei principi dell'insediamento si ergeva al centro della stanza, drammaticamente violato: qualcuno aveva messo in atto un diabolico quanto imperscrutabile piano profanando le tombe dei nani. Ma chi? Chi poteva avere avuto l'ardire di evocare le forze dei morti in quel luogo remoto? A queste domande la compagnia non aveva risposte, soltanto grugniti e gemiti di sforzo mentre si ritrovò ad affrontare gli abitanti di quelle tombe rianimati dalle oscure forze necromantiche in atto.


Gli scheletri nanici si ergevano sinistri e spettrali alla fioca luca della lanterna, quasi a guardia dell'antico luogo dal quale erano stati risvegliati: ciocche di barba penzolavano dai loro teschi ingialliti dal tempo e brandelli ammuffiti di carne nanica danzavano macabri attaccati alle ossa. Anche in quell'antico sito proliferavano grassi topi dalla pelle ricoperta di pustole, non sazi del magri banchetto offerto dai cadaveri divelti della cripta anelavano carne fresca.

Nestore, stringendosi la spalliera all'omero si vestì del suo sguardo più fiero e cominciò a spingere i toponi lungo il corridoio di accesso facendono frattaglie maleodoranti. Trantor dimenò le manine cercando di accedere alla cripta ma si accorse che il corpo sudato e seminudo di Ruhan l'Elfo ne ostruiva il passaggio: il biondo abitante dei boschi di Loren stava fermo impettito sulla soglia della cripta dimenando le sue due lame e facendole danzare in uno scudo quasi impenetrabile di acciaio, ma fu così che il Nano si accorse del rumore di passetti in corsa verso di loro provenienti dall'oscurità: un piccolo esercito di Snotling verdastri, proprio mentre i Guerrieri scoprivano il contenuto della cripta, si gettò verso di loro: i piccoli umanoidi alti meno di un metro erano armati di armi di fortuna, bastoni, forchettoni, spadine ridicole e, urlando acutamente, andarono a formare una vera e propria massa che si scagliò su Cassius Sfintertropp. Inspiegabilmente gli Snotling ignorarono Trantor mortificando il suo tentativo di frapporsi in maniera eroica fra il gruppo e la piccola orda umanoide.


Le stupide creature lo avevano infatti scambiato per un altro degli scheletri nanici presenti nella cripta e il fatto che Trinità (così era chiamato Trantor per motivi che menzioneremo in altro luogo) non riuscisse a colpire gli esserini neanche di striscio andrò a rinforzare quella convinzione nei goblinoidi. Mentre la battaglia impazzava, mentre le frecce degli scheletri nanici arcieri fluttuavano LETALI nell'aere, delle urla esagitate si levarono oltre la confusione e il cozzare dei metalli: "Fatemi passare dannazione! Per la puttana impestata Norsmena LASCIATEMI PASSARE!!" gridò Chula, accortosi improvvisamente di essere rimasto in un angolo senza poter accedere alla cripta.


Fu in quella baraonda, mentre gli scheletri cadevano sotto i precisi colpi di Ruhan e Nestore, mentre Cassius e Trantor respingevano l'orde degli Snotling, che le lamentazioni del Barba furono ascoltate: con un muggito infernale propruppero dalle ombre, infatti, tre mastodontici uomini bestia dalla pelle bovina scura e rossiccia, con enormi corna ingiallite e il volto deforme di un bue selvaggio: Minotauri! Anche in quell'eremo remoto il gruppo aveva incontrato le più tremende belve che abitassero le regioni desolate dell'Impero. Fu allora che la VERA pugna ebbe inizio e che il gruppo si strinse in una stretta morsa difensiva.

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