venerdì 15 dicembre 2017

La Corona di Heldegrad, parte 4: epilogo

Il gruppo si soffermò ad osservare l'antica tomba dei nani: qualcuno era già stato lì e aveva profanato l'antico sepolcro, non poteva esserci altra ragione. Nonostante i propri sforzi intellettivi nessuno dei membri della Compagnia riusciva a riconoscere a chi potessero appartenere le effigi della torre arancione su sfondo azzurro dei precedenti visitatori della cripta: un gruppo di sei uomini falcidiati dalle medesime forze di non-morti nanici che il gruppo aveva invece sconfitto dopo l'ardua battaglia nella sala del sepolcro.


Tranthor osservò le iscrizioni sulla bara: in un'antica forma di dialetto nanico narravano la storia di quell'insediamento sperduto sulle montagne confinanti con il Wissenland, avamposto settentrionale delle genti naniche insediate nella regione di Karak Izor. I nani avevano stretto alleanza con la popolazione di Heldegrad e, così recitavano le antiche iscrizioni, avrebbero conservato la corona di Heldegrad durante il nero periodo delle tragedie che avevano colpito il principato umano. Di quali tragedie le rune parlassero era invece materia del tutto sconosciuta.


Dopo aver ispezionato in lungo e il largo il loculo, che aveva contenuto per secoli il corpo del principe di quel clan nanico insieme alla sua guardia scelta, i guerrieri avevano percepito nell'aria una sottile brezza gelata: nonostante le argomentazioni del Nano, non erano riusciti ad individuare nessun condotto d'aria dal quale quell'alito innaturale potesse provenire.

"Vi dico che non si tratta di semplice vento" argomentò serio Chula il Norsmeno: "Questa brezza non è vento, ma un'energia che scorre in questo luogo e che non mi è nuova". Egli infatti quel freddo innaturale lo aveva già sentito durante i gelati riti tribali cui aveva assistito fanciullo fra i fiordi di Norsca: quando gli sciamani evocavano Tzeentch il Signore del Mutamento, il caotico padrone dell'energia che trasmuta e corrompe la natura, intorno ai lignei totem sferzati dal vento del nord, era quello specifico gelo magico che il Norsmeno aveva percepito lungo tutto il corpo. Il barbaro non condivise i suoi ricordi con i suoi compagni: troppo poco sapevano di lui e del suo torbido passato, ma iniziò a guardarsi intorno con maggiore circospezione conscio che forze del tutto aliene al retaggio nanico infestavano quelle cripte.

Idolo di Tzeentch del popolo dei Norsmeni

Appropriatisi della chiave incastrata nella tomba del principe nanico, il gruppo esplorò la sezione opposta delle cripte alla ricerca della corona: fu nella successiva stanza che trovarono la cassa metallica, costruita come un vero e proprio altare, che conservava, questo era certo, la reliquia simbolo di quell'antica alleanza. Il gelo si era fatto più intenso all'interno della stanza della reliquia: mentre Tranthor esaminava le iscrizioni sull'enorme scrigno metallico tradusse l'antico significato per il gruppo:


"Si trova qui, è evidente. Questa corona è stata conservata per secoli e qui dice che è stato per preservarla dalle sventure che flagellarono Heldegrad. Pare tuttavia che nuove sventure abbiano colpito questo luogo" disse il Nano.

"Questo freddo non mi piace dannazione" commentò Nestore da sotto i baffi "E non sarò io a sfidare questo scrigno per verificare se è protetto da qualche stregoneria, si sappia. Mago, tu cosa dici?" concluse Nestore rivolgendosi a Cassius Sfintertropp.

Il mago rimase in silenzio per qualche istante, guardò l'aria quasi a studiarne la consistenza e rispose "Sto avendo difficoltà a controllare i venti della magia qui sotto: e non è questione di imperizia.. Forze innaturali sono in azione in queste cripte, e di certo non provengono dalle benedizioni secolari dei Nani. La corona è là dentro senz'altro, ma io nemmeno mi propongo per aprire lo scrigno".

"E' il nano il nostro datore di lavoro" aggiunse Nestore "Suppongo che sia lui a doversi prendere questa responsabilità".


Tranthor guardò i membri della compagnia, rimase come al solito taciturno per lunghi istanti poi, con un grugnito, prese la chiave dalle mani di Nestore e la infilò deciso nella serratura con fare sbrigativo. Fu in quell'istante che l'energia accumulata intorno allo scrigno prese forma: si materializzò nella materia di un baluginio bluastro, si gonfiò intorno al contenitore metallico in pochi secondi e avvolse in un istante il nano nella sua interessa, mentre Chula osservava affascinato la scena: "Tzeentch..." mormorò sommessamente, senza che i suoi compagni potessero ascoltarlo.


Quando il Nano finì di attivare il meccanismo si accorse che l'energia a protezione della cripta aveva generato qualcosa di tremendo nella sua stessa natura: l'energia trasmutante aveva alterato la struttura stessa del volto del Nano, dotandolo di denti aguzzi come quelli di una ferie e sfigurando il suo volto con un orrido ghigno bestiale. Tranthor ebbe solo il tempo di rivolgersi ai suoi compagni con il volto deformato da quel piglio mostruoso, mentre afferrava la corona: in quell'istante un eco di muggiti infuriati risuonò nelle cripte: i servitori delle forze del caos all'opera nei sotterranei erano stati allertati dal furto della corona, e il gruppo, senza avere il tempo di soffermarsi sull'orrido accaduto, si precipitò verso l'uscita evitando una ennesima pugna che si sarebbe potuta rivelare fatale.



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