venerdì 15 settembre 2017

Le fucine di Karak Vlag, parte 1: I Guardiani

Di ritorno dalla loro ricerca della Fontana del pisello rivelatore, capace di rivelare senza esitazione il legittimo principe del piccolo territorio periferico dello Stirland presso il quale la Compagnia del Capitone Mannaro si trovava a viaggiare, Catullus, Petus e Rollo si misero in viaggio per fare ritorno al più vicino villaggio. Stanchi dell'impresa appena affrontata avevano deciso di comune accordo che intraprendere una lunga traversata attraverso i territori dell'Impero per raggiungere una grande città non era d'uopo, e a motivo di ciò si erano incamminati verso un piccolo insediamento poco distante, disposti a rinunciare agli agi dei grandi borghi per poter accorciare il loro viaggio. Nel piccolo borgo non furono in grado di trovare niente di utile per la loro successiva meta: Rollo passò la giornata saggiando le diverse birre a disposizione della locale taverna, mentre Catullus decise di munirsi di un rude pellicciotto barbarico per affrontare le intemperie del viaggio.

Erano venuti a conoscenza che l'antica rocca nanica di Karak Vlag era stata occupata da nuovi infidi abitanti che ne avevano riacceso le fucine, pronti a forgiare nuovi e potenti armi da utilizzare contro gli insediamenti più vicini. Era stato il sovrano nano di Zhufbar a richiedere l'aiuto dei più intrepidi avventurieri per recarsi a spegnere le antiche fugine e a sconfiggere gli usurpatori di quell'antico luogo. Solo un nano avrebbe potuto spegnere definitivamente le fiamme di Karak Vlag, utilizzando gli antichi artefatti di quel luogo e debellando un potenziale immenso pericolo per i territori circostanti. Convinti di poter riuscire in questa ostica impresa, i membri della Compagnia del Capitone Mannaro si erano diretti senza indugio alcuno verso la rocca, di cui lo Sventratroll ben conosceva il luogo fra i monti.

Fu Rollo a condurre il gruppo fra i sentieri impervi di montagne: era a conoscenza del luogo di quella rocca abbandonata, una delle tante roccaforti naniche che la sua ggggente aveva visto cadere nei secoli passati per mano dei pelleverde: chissà quali nefandi abitanti avevano preso possesso di quelle antiche mura adesso, facendone la propria EMPIA tana. "E' tutta colpa mia: di sicuro ciò ha a che fare con i miei peccati, è per questo che io oggi morirò in queste antiche aule dei miei antenati" proferì lo Sventratroll mentre indicava col nido nodoso l'entrata di pietra nascosta fra i cespugli brulli delle pendici montuose. Catullus e Petus annuirono alzando gli occhi al cielo, avvezzi alle farneticazioni suicide del compagno, mentre il nano accendeva la lanterna facendo strada ai compagni.

Discesero per lunghi minuti fra scale ripide e scolpite con sapienza nella pietra: il silenzio assoluto era interrotto in remota lontananza da un suono metallico cadenzato e sinistro: le fucine di quella antica fortezza erano davvero nuovamente attive, e chissà quali malvagi nuovi abitanti le stavano usando per i propri sinistri scopi. Catullus realizzò la grande minaccia contro la quale andavano incontro e rabbrividì femmineamente per tutto il corpo prima di riprendere la calma invocando Sigmar e stringendo forte con le mani curatissime il suo grosso martello.


"Shhh" fece Petus richiamando il silenzio del gruppo mentre attraversavano il lungo corridoio di pietra che conduceva nel cuore dell'antica rocca. Il mago aveva udito uno squittìo sommesso, eppure, osservando il suolo innanzi a sé non poteva scorgere niente, aspettandosi invece di intravedere la sagoma pelosa di qualche topone randagio. Con fare interrogativo i suoi due compagni lo guardarono mentre il Mago cercava con lo sguardo l'origine di quel suono. Non fece in tempo a proferire "Attenti!", che una frotta di pipistrelli si staccò d'improvviso dal soffitto in ombra del passaggio piombando sul gruppo con strepito e sgomento. Mentre i tre della compagnia del Capitone Mannaro menavano fendenti fra gli animali alati dei passi pesantissimi fecero tremare il corridoio da entrambe le sue estremità. "Minotauri!" gridò Rollo leccandosi la barba, pronto ad una pugna degna della sua furia.


Solo con grande sforzo i tre superarono l'immane sfida di quel corridoio: da entrambi i lati due Minotauri guardiani si erano gettati su di loro. Evidentemente uno dei due li aveva seguiti sin dai primi momenti in cui si erano incamminati per le aule dell'antica fortezza nanica tendendo loro una trappola mortale. I tre compagni, stremati dalla lotta, si fermarono presso uno degli architravi di pietra, mentre il prete imponeva su di loro il potere curativo del suo anello di giada: Rollo cercò di scansare il compagno "Lasciami saggiare il sapore delle mie ferite, Prete!" provò ad obiettare, ma Petus alle sue spalle aggiunse "Abbiamo ancora bisogno della tua furia nano, stai buono poiché oggi io non permetterò che tu muoia..." concluse con un sorriso. "Vaffanculoo!" gli rispose gridando Rollo agitando la sua cresta moicana e indicando il calloso dito medio al compagno mentre una soffusa luce verde si sprigionava dall'anello di Catullus. Erano ancora vivi e ripresero a seguire il suono lontano della fucina di nuovo attiva.

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