lunedì 28 agosto 2017

La Spada della Vera Regalità, parte 2: La Fontana

Seguendo i sapienti passi di Catullus, e l'incedere deciso del suo gigantesco Martello, tutt'uno con il ballonzolare della luce giallissima della lanterna, il gruppo giunse innanzi ad un imponente porta ad arco intagliata nella roccia grezza del dungeon.

"Eccola." proferì asciutto Catullus, umettandosi le labbra carnose a mala pena celate dal baffo impomatato ed impeccabile. La luce della lanterna illuminò un'ampia camera sotterranea: grosse ombre scure si aggiravano intorno ad una massiccia fontana di pietra. La sagoma di un gigantesco roditore si poteva intravedere abbeverandosi all'antica pozza d'acqua, profanandone la sacra natura, mentre altri toponi dall'aspetto minaccioso giuocavano allegri con il pattume accumulatosi in decadi di abbandono. Appesi alla parete dei giganteschi pipistrelli pelosi, a testa in giù, pendevano come macabri lampadari sulla stanza mentre, dalle ombre più irraggiungibili della stanza, si poteva udire lo sgradevole suono di giganteschi insetti intenti a curare le proprie dimore fatte di ragnatele e guano.


"Che indegna fine per un luogo così sacro: cacatoio di ratti e buco adibito a casa per qualche ragno gigante" sussurrò Petus il Mago a bassa voce, evitando di allertare le creature a difesa della fontana. "Procediamo con cautela amici, poiché Sigmar è con noi e ci permetterà..." iniziò a catechizzare i suoi compagni Catullus presentando loro una arguta strategia per minimizzare i danni subiti dalla frotta di immondi animali a guardia del luogo oggetto della loro ricerca. Ma le sue parole furono interrotte dallo straziante urlo di battaglia di Rollo che, ipnotizzato dalla presenza di belve da tranciare, si gettò con furia insensata sulla massa di animali prendendo di mira con la sua immensa asciona runica il gruppo di ratti raccolto intorno alla fontana.

Catullus non ebbe il tempo di bestemmiare nella sua lingua natia che il gruppo era già all'azione: in un istante lo Sventratroll decapitò due ratti che gli si paravano di contro mentre gli altri toponi si gettavano disperati verso l'improvviso artefice della loro distruzione. Petus scansò il Prete con la mano sinistra per farsi spazio e, imponendo l'altra mano verso la profondità oscura della stanza, lasciò partire una grossa sfera di fuoco verso qualunque cosa si nascondesse nelle ombre: due ragni giganteschi e pelosi fuoriuscirono ancora in fiamme dall'angolo della stanza, mentre il cadavere di un paio dei loro compagni insetti rimase carbonizzato nel buio spandendo un pungente odore di orrida carne bruciata nella stanza un tempo sacra della fontana.


"Sigmar discendi su di noi e infondi forza nelle braccia cortissime del mio compagno Nano!!" proferì Catullus ripresosi dalla sorpresa iniziale: e una luce soffusa si sprigionò dal corpo sudato e ignudo dello Sventratroll mentre i suoi colpi acquisivano maggiore virulenza. "Lasciami maledetto preteeehh lasciami per la puttana ogra!!" gridò Rollo nell'estasi della battaglia mentre mieteva colpi anche sui pipistrelli discesi dal soffitto "Lasciami morire maledetto!" aggiunse affondando altri colpi negli animali spaventati. "Questa NON sarà la tua tomba Rollo" disse alle sue spalle, con estrema calma, Petus "Io non ti lascerò morire" concluse, sottolineando la gravità delle sue parole con un sommesso peto mal controllato.

Fu un attimo, e nella stanza rimase soltanto la fontana lercia degli escrementi accumulati dagli animali usurpatori del luogo, e una serie di carcasse puzzolenti di ratti, pipistrelli e ragni, buoni ormai soltanto a far da cibo per i futuri abitanti di quel dedalo nascosto. "E' il momento!" disse Catullus "Ora, intingendo l'antica lama in quest'acqua santissima scopriremo quale dei principi è l'autentico erede del principato". Sollevando un sopracciglio Petus porse la spada che aveva custodito ed utilizzato in combattimento verso il prete "Non c'è bisogno che ce lo dica una vecchia fontana che l'unico erede è Barduin, prete" aggiunse consegnando l'arma. "Ti sbagli fratello" lo ammonì Catullus "Soltanto Credin ha la fede e il timore di Sigmar sufficiente per essere considerato un degno erede di queste lande" e così facendo intinse la spada nell'acqua. "Chi se ne importa di questa spada di merda!" bofonchiò Rollo "Io sono ancora vivo, oggi..." concluse, leccando il sangue rossastro dei topi rimastogli appiccicato sul volto e fra i capelli moicani.

Parve che nulla accadde nel momento in cui la spada rimase a contatto con l'acqua della tanto ricercata fontana: "Non funziona" sentenziò il Nano. Ma proprio allora Catullus la tirò fuori dal liquido e, con un sorriso trionfante, mostrò la lama ai suoi compagni: sulla superficie metallica dell'antica spada, delle iscrizioni erano magicamente comparse e, senza dubbio alcuno, esse recitavano la scritta "CREDIN".


"E' tempo di fare ritorno a casa amici" disse ai suoi compagni Catullus "Ove il nobile e timoroso Credin saprà ben ricompensare coloro che hanno sempre professato il suo giusto diritto". "Prete di merda..." commentò a bassa voce Petus e, raccogliendo le borse dei suoi ingredienti, si incamminò verso l'uscita da quella antica stanza.

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