lunedì 20 novembre 2017

Il Trattato di Osturg, parte seconda

Mentre il gruppo avanzava falciando la guarnigione bovina di Roffo Spada, sempre più su lungo le scalinate che conducevano alla sommità della rocca di Ostiurg, Slothessa si attardò sciaguratamente nelle retrovie.

"Ho perso il bottino" proferì l'ogressa con il suo solito acume, immemore delle innumerevoli volte in cui aveva lasciato il tesoro rilasciato dai mostri sul pavimento del dungeon, semplicemente inabile a contare le monete cui aveva diritto dopo ogni combattimento. "Ma dove va?" domandò ad alta voce Nestore mentre, spalleggiando il sudatissimo e seminudo Chula, menava spallate contro il muso caprino degli uomini bestia. "Lasciala stare, tornerà" commentò Cassius il Mago e, gesticolando, diresse il palmo della mano verso Chula il barbaro: quest'ultimo baluginò e la sua arma si illuminò di un soffuso bagliore. "Vai Chula sfondagli il cranio ché ogni goccia che verserai diventerà per noi BALSAMO di nuova vita, dannazione!" scandì Cassius con fare poetico.


Il combattimento infuriava violento, fra muggiti, belati selvaggi e urla furiosa dei membri della Compagnia: fu in quel momento che Slothessa, dopo aver raccolto con espressione ebete una singola moneta di bronzo lasciata per terra al piano inferiore si accorse di essere rimasta da sola, nel buio, lontana dalla luce della lanterna del gruppo. Senza cogliere la gravità dell'attimo l'ogressa provò a ritornare sui suoi passi per ricongiungersi ai suoi (ormai ex) compagni: fu in quel momento che il suo destino divenne irrimediabilmente segnato.


Scivolò sui gradoni.
Urtò con la testa gigante sul gradino.
Cadendo spinse con l'avambraccio un meccanismo segreto.
Che aprì sotto di lei una profonda botola.
All'interno della quale cadde per decine di metri.
Rimbalzò per terra rompendosi il femore.
L'osso del femore gli si conficcò nel fegato e lo penetrò.
Il sangue iniziò a refluire lungo la gola affogandola.
Ancora viva con gli ultimi rantoli sentì i topi che si affollavano sul suo corpo quasi carogna.
I topi iniziarono a staccarle le dita dei piedi una a una.
Tentò di urlare senza riuscirci, affogata dal suo stesso sangue salato.


E mentre provava a urlare invano, mutata dalla sua stessa agonia, vide avvicinarsi, nella buca fetida e nera nella quale era caduta, una figura umanoide prona su stessa, abituata a nutrirsi di carogne. Era un ghoul e, con quel banchetto a basi di carni mollicce, sarebbe diventato protagonista di innumerevoli sventure per gli avventurieri del Vecchio Mondo.

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