giovedì 23 novembre 2017

Il Trattato di Osturg, parte terza

"Fuggiamo" sentenziò Cassius. Il gruppo era ormai stremato: Roffo Spada si era affidato ad una guarnigione di uomini-bove, capre e minotauri che avevano ridotto allo stremo delle forze il gruppo. Nestore si tolse delle budelle di uomobestia dai folti baffi e annuì sommessamente, mentre Chula stringeva con cura i laccetti intorno ai turgidi bicipiti borbottando qualche imprecazione incomprensibili sotto la barba. "Fai strada Nestore" chiese Cassius, mentre contava le bende rimaste al gruppo, e i tre si incamminarono mestamente verso i piani inferiori, alla ricerca dell'uscita.


Fu pochi passi prima di raggiungere l'ingresso che Chula il Barbaro attirò l'attenzione dei suoi compagni: "Perché questa torcia sul muro poggia su un appiglio diverso?" domandò grattandosi la barba marrone e, con curiosità, provò a rimuoverla dal fermo metallico. Così facendo si accorse che la base della torcia era mobile, la fece girare con sguardo intenso e il meccanismo fece scivolare una delle grosse lastre che componevano la parete: un calore intenso proveniva dal passaggio e il gruppo poteva intravedere nell'oscuro budello delle scale anguste che conducevano in profondità verso la sezione nascosta della Rocca.


"Mi domando a cosa sia dovuto tutto questo calore.." argomentò Cassius. "Siamo ancora in forma mago" rispose Nestore "Compattiamoci in difesa e scendiamo, la nostra gita nella rocca di Ostiurg non è ancora finita" concluse aggiustandosi gli attillati pantaloni da giocatore e cercando con lo sguardo quello di Chula. Il barbaro rispose con un cenno deciso del capo, annuendo mentre le labbra si inarcavano verso il basso in un'espressione di sfida. E fu così che la Compagnia del Capitone Mannaro si avventurò verso le fucine della rocca, alla ricerca di un ultimo bottino prima di abbandonare la rocca.


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